Anche la Svizzera è indirettamente chiamata in causa nell’ennesimo arresto avvenuto in Regione Lombardia. Sull’ordinanza emessa dal Tribunale di Monza si legge di una società service svizzera che avrebbe avuto interessi a entrare nel mercato lombardo, ma che viene stoppata dalle persone coinvolte nella vicenda.
“A leggere le intercettazioni si scopre che «le attenzioni del gruppo affaristico si erano anche rivolte all’Istituto stomatologico italiano che aveva deciso di affidare la propria gestione operativa ad una società esterna e che, per le dimensioni della struttura, avrebbe comportato dei guadagni estremamente significativi, in confronto ai quali quelli fino a quel momento ottenuti rappresentavano ben poca cosa», come si evince dall’ordinanza del Tribunale – riporta Luca Gaffuri, consigliere regionale del Pd, carte alla mano –. Secondo i magistrati «ancora una volta, alla trattativa con i vertici dell’ Istituto da parte dell’ imprenditrice Canegrati, era affiancato il pesante intervento della coppia Longo-Rizzi che, proprio facendo pesare il proprio ruolo istituzionale, di fatto coartavano la volontà dei dirigenti, propensi a valutare anche l’offerta di una concorrente svizzera, il fondo di Private Equity Xenon», che in una intercettazione viene definito dallo stesso Longo una società di service svizzera che ha assorbito il gruppo di Rottoli, già socio della Canegrati”.
E proprio nelle intercettazioni si legge “la preoccupazione di un arrivo dalla vicina Svizzera di qualsivoglia concorrente: Longo si vanta di aver chiamato questa società d’oltralpe e di aver detto loro «se provate a mettere piede in Lombardia questo è l'unico che fate e lo fate per un anno... perché in Lombardia lavorano i Lombardi!».
Più avanti, nell’ordinanza, si torna sulla questione parlando di «indebite pressioni, dal tenore minatorio, che erano esercitate nei confronti dei dirigenti dell’Istituto stomatologico i quali sembravano intenzionati ad affidare la gestione dell’odontoiatria alla svizzera Xenon, anziché alle società di Canegrati. E non risultando sufficientemente persuasiva l’intercessione di Longo, Rizzi si vedeva costretto a intervenire personalmente, facendo valere esplicitamente il proprio peso politico e, soprattutto, facendo intuire le conseguenze negative che sarebbero derivate dal non assecondare i suoi desiderata. Intervento definito da Longo pesantissimo… nel senso che hanno capito che è meglio non mettersi contro».
Insomma, per Gaffuri “un gioco assurdo che la Lega conduce su due piani: da un lato, al confine con la Svizzera finge di difendere frontalieri e padroncini, sostenendo che è giusto che questi cittadini possano liberamente lavorare in Canton Ticino. Dall’altro, dove c’è l’affare vero, grande, vale il principio che in Lombardia lavorano, ma solo alcuni, lombardi”.
Ironie a parte, Gaffuri tiene a sottolineare che invece “come Pd affermiamo con coerenza che la concorrenza non deve essere osteggiata a nessun livello, né in Svizzera, né in Italia. Nel caso specifico, ne andava della qualità dei servizi sanitari”.
Milano, 17 febbraio 2016
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