“L’amianto è pericoloso, provoca danni alla salute, i dati e la scienza lo hanno ormai dimostrato. Eppure in Lombardia siamo ancora lontani dall’obiettivo che ci si era posti nel 2005: rimuovere tutti i manufatti entro il gennaio 2016. Bisogna incentivare quest’operazione. A tutti i costi”, lo dice Marco Carra, consigliera regionale del Pd, leggendo i numeri che emergono dallo studio fatto fare dal Comitato paritetico di controllo e valutazione del Consiglio regionale, che ha chiesto di sapere quanto amianto è ancora presente in Lombardia e l’avanzamento delle relative bonifiche.
“L’anno scorso il Comitato aveva chiesto una missione valutativa, quest’anno ha voluto aggiornare i dati sulle bonifiche dell’amianto in Lombardia, perché erano veramente poco significativi – racconta Carra –. Inoltre, si intendeva verificare dopo un anno a che punto era la situazione”.
Il nuovo report fornisce informazioni sulle grandi coperture dei capannoni in cemento amianto, sull’andamento del censimento dei siti con amianto e delle strutture con amianto, sul monitoraggio delle bonifiche.
“Questo tema ci sta particolarmente a cuore perché i dati sulla diffusione del mesotelioma, cioè il maggior problema di salute portato dall’amianto, sono preoccupanti: in Lombardia, tra il 2000 e il 2014, abbiamo avuto 9.216 segnalazioni di mesotelioma di cui 4.252 con certezza diagnostica, il 66% uomini, il 34% donne, a dimostrazione che non colpiva solo coloro che ne erano a diretto contatto per motivi professionali”.
È un tema vasto, dunque, sottolinea il Pd, perché “vasta è la presenza di amianto nella nostra regione. Gli obiettivi del Comitato erano la conoscenza, la riduzione del rischio, la prevenzione e l’assistenza sanitaria – aggiunge Carra –. Cosa è stato fatto fino adesso? Nel 2005 è stato approvato il Pral, il Piano regionale amianto Lombardia, che aveva come obiettivo strategico l’eliminazione totale dell’amianto dalla regione entro il gennaio 2016. Siamo assolutamente lontani dal raggiungere questo risultato, ma siamo ancora lontani anche dall’avere contezza della diffusione della quantità di amianto presente sul territorio regionale. Il lavoro fatto fino adesso non ha portato a questo obiettivo e finora sono disponibili solo stime”.
REGIONE
Per quanto riguarda le mappature, la stima iniziale, nel 2007, era di 2.832.473 metri cubi di cemento amianto delle grandi coperture.
MANTOVA
Questo stesso dato si attesta a 226.980 metri cubi.
REGIONE
Dal 2007 a 2012 è stato rimosso solo il 27,3% di questo quantitativo.
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Stesso dato 27,3%.
REGIONE
Nel 2015 nel registro del censimento risultano inserite 184.178 strutture che hanno una copertura in amianto. L’87% di uso privato e il 13% aperte al pubblico.
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Sempre nel 2015, sono 15.728 le strutture con la copertura in cemento amianto, circa il 70% a uso privato e circa il 30% a uso pubblico.
REGIONE
Le tonnellate di amianto rimosse, nel 2014, sono state 100.982 per 20.428 interventi.
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Nel 2014 sono state rimosse 4.874 tonnellate di materiale in 1.023 interventi.
“Le bonifiche sembrano diventare più consistenti e numerose rispetto al passato, per la maggior consapevolezza della pericolosità del materiale – continua Carra –. Tuttavia il trend è ancora lento rispetto alle stime che ci sono sulla presenza in Lombardia. Se si va avanti con questo ritmo, ci vogliono ancora almeno 10 anni”.
E la lentezza è dovuta al fatto che l’onere della rimozione “è posto a carico dei proprietari degli immobili interessati, quindi i costi sono ancora molto elevati. Poi c’è un quadro normativo regionale che è ancora frastagliato e disorganico, non c’è la certezza di quanto sia il quantitativo e questo è grave perché non si è raggiunto ancora nemmeno questo obiettivo”, per il consigliere Pd.
Gli obiettivi? Secondo Carra devono essere “una conoscenza più vicina alla realtà che dovrebbe consentire una migliore programmazione per accelerare il processo di bonifica. Inoltre, lo scorso anno è stato introdotto l’obbligo di attivazione dei servizi comunali per la rimozione e lo smaltimento di piccoli quantitativi. Quindi sono i Comuni che si devono attivare. Ma questo intervento, per ottenere risultati sensibili, deve essere adeguatamente pubblicizzato, perché nessuno lo sa, e bisogna che gli enti locali vengano aiutati dalla Regione ad attivare questo servizio, che potrebbe rappresentare un importante incentivo per i cittadini. Infine, si può pensare anche a costi agevolati e a estendere questo servizio oltre il limite dei piccoli quantitativi”.
Milano, 9 marzo 2016
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